In questa sezione sono raccolte alcune delle terminologie dialettali in uso nel linguaggio dei tempi passati



Un tempo il dialetto era conosciuto da tutti, oggi per avvicinarci possiamo incominciare  da alcuni elementi di  grammatica,
il consiglio è di affidarsi a quei pochi che ancora lo praticano, ma bisogna affrettarsi perchè stanno scomparendo
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Il dialetto di Castelletto

Il dialetto Cuggionese
Il dialetto Cuggionese è chiaramente di stampo milanese, Tuttavia qui si è sviluppata una pronuncia che si distingue dalla parlata dei paesi limitrofi.
La tendenza a prolungare le vocali, spesso a raddoppiarle, è unica nella zona e, carattere distintivo, si contrappone al troncamento delle parole tipico dei dintorni; ad esempio Inveruno è pronunciato quasi ovunque Invrün o Invrügn, mentre da noi si dice Invrüun.
Vi sono parole che si ritrovano solo nel nostro dialetto ad esempio: "bileu" per dire pulcino è solo cuggionese, altrove si chiamano "purasit" o nomi simili.
Di alcune parole poi si è perso l'uso ad esempio "bisiona" riferito al fulmine.
Ci spiace notare che il dialetto sia ormai in disuso: trovare giovani che, pur di origini cuggionesi da più generazioni, non parlano il dialetto ma a malapena lo capiscono, demoralizza i cultori della parlata dialettale.
Per fortuna ogni tanto si in- contra qualche americano che non parla italiano ma solo dialetto e "ci rinfresca così la memoria con detti e vocaboli dimenticati.
le radici linguistiche del milanese

Dalle più antiche radici celtiche derivano:
cavagna = cesta, gerla dal celtico kavagna
ciapà = prendere dal celtico hapà = prendere
rusca = buccia dal celtico rusc = buccia
forest = uno di fuori dal celtico fforest = selvatico.

Espressioni che evidenziano le radici latine sono ad esempio:
te du nagott = non ti do nulla
se tornassimo indietro nel tempo, in pieno periodo aureo, il Cicerone di turno al popolano che gli avesse chiesto qualche cosa avrebbe risposto: "tibi do nec guttam" = non ti do neppure una goccia (per dire: non ti do nulla); da "tibi do nec guttam" al milanese te du nagott il passaggio è breve.
Un altro modo di dire rimasto nel gioco dei bambini:
arimortis = per indicare una richiesta di interruzione di un gioco.
Il modo di dire ricorda l'uso latino delle arae mortis = gli altari della morte, elevati al termine della battaglia per onorare i caduti. Una indicazione sacra di tregua rimasta ormai solo nel linguaggio dei bambini.
persigh = pesca dal latino (malum) persicum.
pirla = membro maschile dal latino pilus (pestello)
slepa = sberla dal latino alapa. Un antico latino che avesse voluto rifilare uno schiaffone a qualcuno gli avrebbe rifilato un'alapam (sberla)

Esistono anche vocaboli di origine greca come
usmà = odorare, annusare dal greco osmè (annusare)
rüff= pattume, spazzatura, dal greco rupos (spazzatura)
Dal provenzale si può far derivare:
dumà = solamente, solo, dal provenzale (solo)
quatà = coprire, dal provenzale Descatar (coprire)
setass = sedere, dal provenzale Sassetar (sedere)
bufà = soffiare, dal provenzale Bufar (soffiare)

Dal Longobardo derivano:
grinta = grinta da ghign
topich = inciampo, ostacolo
sgurà = lavare con energia
müchela = smettila, proveniente dall'originario mozzare
magon = afflizione
bicocca = tugurio, casa precaria

Dallo spagnolo potrebbe derivare il termine
panposs = pane raffermo
pita = chioccia
tumatis = pomodori, dallo spagnolo tomatos
luc = stupido, dallo spagnolo loco ( il termine italiano allocco ha più un significato di imbambolato che di scemo, come il termine spagnolo intende.
smursàa = spegnere, voce di origine basca (smorzar = spegnere)
stremissi = spavento, dallo spagnolo Estremezo (spavento)

Dal francese derivano:
articiock = carciofo, dal francese Artichaut (carciofo)
assè = abbastanza, es. veghen assè = averne a sufficienza, dal francese Assez (abbastanza)
giambun = prosciutto, dal francese jambon (prosciutto)

Dall'austriaco può derivare il termine
baüscia = sbruffone, dal tedesco bauschen (pronuncia bauscien) = gonfiarsi
ghell = soldo, dal tedesco geld, (pronuncia dura gheld ) = soldi, quattrini, moneta.
scoss = grembo dal tedesco schoss = grembo Es. tirass el fiö in scoss prendere il figlio in grembo

Alcuni modi di dire
Bott de legnamè = botte pesanti ( La spiegazione di questo detto deriva dal fatto che i legnaiuoli o i falegnami non hanno certo carenza di pezzi di legno, quindi possono menare senza ritegno o timore che il bastone si spezzi, potendolo agevolmente sostituire.)
Dòna che la piang e cavall che süda hinn fals me Giuda = Non fidarsi di una donna che piange ( L'invito a non fidarsi delle donne che piangono usa come similitudine il cavallo che suda. Il cavallo ha una traspirazione molto spinta e spesso è umido di sudore pur non avendo fatto assolutamente fatica.)
El gh’ha el dun de Dio de capì nagott = quando a essere stupidi può convenire (Sembrerebbe una bestialità, ma spesso possiamo vedere come viva meglio chi non si rende conto appieno delle proprie disgrazie. Il detto comunque è spesso usato per chi, pur non essendo benedetto in quel modo da Dio, comunque non capisce qualche cosa).
Fagh sü la crus = smettere definitivamente (Ha origine da un uso in essere presso i bambini di interrompere un gioco tracciando una croce per terra dicendo :"Crosìn croson, per mì el giögh l'è pü bon". Con questo gesto si dichiarava di non voler più partecipare al gioco. Dai bambini ai grandi il passo è stato breve.)
Finì cont el cü per tèrra = fallire (Modo di dire che definisce chi fallisce in un'impresa. La frase è nata dall'uso medioevale di costringere i falliti a battere il sedere nudo, in pubblico, per tre volte su di una pietra di granito nero che si trovava in piazza Mercanti.


Chi laüra ghà una camisa e chi fà nagott ga n'à dò = l'ingiustizia governa
Donca donca trì cunchett fan una cunca = modo di dire rivolto a chi sollecita una spiegazione
El Perdon l'è a Meregnan = qui non c'è un perdono facile, sottinteso il perdono bisogna guadagnarselo
El primm che s’è casciàa l’è mort = invito a non prendersela
Fa a tömel e damel = tentennare
Fa cume l’Isacch che’l strascia i camìs per giüstà i sacch = per indicare un rimedio peggiore del male
Fà e desfà l'è tüt un laurà = un modo di lavorare assurdo
La buca l'è minga straca se la sa nò de vaca = un pranzo deve finire con il formaggio
L’amur, la fiama e la tuss se fan cugnuss = l'amore, il fuoco e la tosse non si possono nascondere
L’è mej un usell in man che cent che vula = è meglio il certo dell'incerto
Lü l'è l prim che a laürà l'è mort = detto di uno scansafatiche
Mangia bev e caga e lassa che la vaga = invito a non prendersela
Ne a l'ustaria ne in lecc se diventa vecc = gli ozi e i vizi fanno male
Ona lavada ona sügada e la par nanca duprada = disinvolta espressione di superficialità
Parè ‘n gatt che l’ha mangià i lüsert = essere magrissimo
Per pacià el paciotta per bev el bevòtta l’è a laurà ch’el barbotta = detto di uno sfaticato
Pudè segnass cul gumbet = essere veramente protetto dal signore
Quand la mèrda la munta a scragn o la spüssa o la fà dann = guardati dal povero che acquista potere
Restà cumpagn de quel de la mascherpa = restare di stucco
Scarliga merlüss che l’è minga el tò üss = vai altrove che qui non è aria
Se hinn nò frasch hinn föj = invito ad evitare giri di parole
Se l’è minga suppa l’è pan bagnàa = invito ad evitare giri di parole
Spèta spèta che l'erba la cress = aspetta pure invano
Stà schisc = stare al proprio posto
Te ghè inscì de cur = ne devi ancora fare di strada (per essere o per diventare ...)
Te pödet pissà in lecc e dì che tè südà = puoi dire qualsiasi cosa
Tirà föra i castegn del fögh cun la scianfa del gatt = cavarsela a spese altrui
Una ciav d'or la derva tüt i port = con il denaro si compra tutto
Va a ciapà i ratt = vai a perder tempo altrove
Va a fas dì in gesa = va a farti benedire
Va föra di pè = fuori dai piedi
Va scuà l mar cun la furchèta = va a perder tempo altrove
Va scuà l mar cun vert l’umbrela = vai a perder tempo altrove
Va da via i ciap = espressione apparentemente scurrile, ma che nell'uso originario aveva il significato di vai a quel paese
Vess in del camp di cent pertich = essere impastoiato in qualcosa senza soluzione
Vöia de laurà saltum adoss = detto di uno pigro